top of page

Ali Alqambar

Un cammino che conduce alla Resurrezione

Il percorso che indica
La Resurrezione sin dal principio
È attraversato solo da un fiume di sangue.

​

Ero io... e
Il mio corpo era la mia orbita 
La mia anima è stata l'ultimo profeta che ho visto,
Così l'ho seguito.

​

Con l'ombra delle gambe
Ogni volta che il sole è perpendicolare,
La mortalità è a me mostrata,
Sono scappato
La mia oscurità si è diffusa,
E i miei passi hanno detto: 
Con il crescere dei nuclei, il dolore invecchia.

​

Con un volto
Lastricato di grovigli
Mi bendo con le nozioni,
E le mie mani raccolgono
Dal marciapiede
Le poesie vaganti
Perse ai margini 
O tra i viaggiatori.

​

Il percorso 
Conosce i viaggiatori,
Segni: Pietre tombali
E i miei giorni: Strade della morte
Se le braci ardenti della certezza 
Sono sfuggite alla mia presa... Mi sono perso.

​

E tutte le volte 
Passo accanto alle tenebre, 
Sono intorpidito
E così 
Riposano gli specchi rotti.

​

Lungo la strada c'è una poesia infinita.
 

Critica in semiotica estetica della Poesia “Un cammino che conduce alla Resurrezione” di Ali Alqambar

 

Sensoriale e sapienziale, la parola dell’Alqambar figura la condizione temporale dell’umano e segnico errare viandante, dell’umana finitudine, che accetta profondamente la propria necessaria e dolente mancanza ad essere, nella cecità diretta del sapere, che rimanda senza fine al luogo di senso oltre i margini umbratili di sé e all’alterità. Unica resurrezione a questa nefasta sottrazione frammentaria della presenza è la continuità sinestesica della poesia.

bottom of page