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Gianni Cara

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Sedia con panneggio” di Gianni Cara

 

Gli oli del Cara, sciogliendo sulla pelle della tela un senso di nostalgia, muovono alla dimensione del possibile ancóra, oltre la parvenza. La sedia, rigido simbolo alfabetico del ruolo di assegnazione di un’identità sociale, diviene, sotto il pennello dell’artista, un dove che può ancora rompere il principio di realtà, a riattingere al piacere compiaciuto di un luogo fra sé e non sé: di uno spazio transizionale di languido abbandono della forma, che tenta il superamento di sé. L’identità, oltre la norma sociale della sedia mascherante, è ricondotta all’essenza libera e sensoriale, ove l’essere più vero è coinonia e respiro dell’emozione.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Autoritratto” di Giovanni Cara

 

La figura pittorica del Cara è sinestesica, nasce in una sensazione tattile della materia corposa e densa di colore e cresce di un calore igneo, come se i colori della terra pittorica del ritratto tradissero sulla pelle del viso dell’artista, così manifesta, una latente eruzione lavica delle emozioni. Queste il passato memoriale e primario raccoglie ad orgoglio del presente e del suo intimo furore creativo, di purezza vestito, perché al mito nasca una musa a gestare l’espressione vivida della sua arte, ispirata e profonda.

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