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Giovanni Maria Monferlini

Per chi ha guardato

Guardami e dimmi, sto bene?
Io non lo so più.
Mi ritrovo il costato zampillante del liquido di vita.
Il cuore che lotta per aver spazio al suo tuonare.
La gola gorgogliante di sabbia, chiedendo veleno.

Guardami e dimmi, sta piovendo?
Ormai son cecito da queste gemme perenni
e non distinguo più il pianto celeste, dal mio.
Ho visto in esse troppi mondi.
Troppi modi in cui potevamo essere.
Ne ho visti di così infiniti da perdere questa luce.

Guardami e dimmi, è sbagliato ciò che ho bramato?
Anche il tuo cuore batte,
anche i tuoi occhi piangono,
quindi… anche tu desideri.

Questa mia passione era privata della ragione,
in te vedevo solo i miei desideri di carne e sangue.
Penso che tu meriti maggior elevatezza e non una bestia.

Ma sebbene io abbia agito nel giusto.
Mi ritrovo esangue di lacrime.

Perché forse, ti ho amato.
Basta Guardarmi.

Critica in semiotica estetica della Poesia “Per chi ha guardato” di Giovanni Maria Monferlini

 

La parola diretta e istintuale del Monferlini chiede il riguardo del riconoscimento, per nuova coscienza di sé. La vita fremente dei sensi ha aperto l’identità all’anonimia plurale, alla partecipazione panica, al continuum naturale, alla pulsione libera che supera il principio individuationis, alla via dionisiaca d’uscita dalla definizione, alla matrice vitale dell’eros. Dal principio di piacere il poeta cerca il principio di realtà, stretto nel chiasmo dello sguardo che racconta.

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