GALLERIA DI OPERE IN POESIA E ARTE CONTEMPORANEA
con Critiche in Semiotica Estetica di Fulvia Minetti
Giuliano Giuliani
Critica in semiotica estetica dell’Opera “La tahitienne” di Giuliano Giuliani
La pittura omaggiante del Giuliani si carica tuttavia di forza originale, da una pelle emozionale di mondo oltre il mondo, nell’onirismo dell’apparizione femminile, che sintetizza il candore primario e virgineo dell’innocente inconscietà della natura e il magnetismo esotico della seduzione. L’attrazione si accentua
nel taglio cieco dello sguardo, che tanto più non riconosce lo spettatore, quanto più ne solleva la bramosia, nel rimando. La declinazione degli occhi è cinto venereo, oggetto trasferale, che rilancia il desiderio all’oggetto d’amore, al gioco di vita eterna del soggetto, che è mai pago della verità,
nell’unione alla differenza.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Al Café Del Mar” di Giuliano Giuliani
La rêverie dei luoghi femminili del Giuliani è svelamento del segreto originario di consustanziazione della donna alla natura. La nostalgia degli occhi solleva dalla contingenza della storia personale e abbraccia la malinconia universale dei tempi moderni, che hanno divelto il femminile da una connaturante continuità al corpo del mondo. Lo sguardo dell’artista riscopre l’armonia perduta della sintesi, oltre la nevrosi che scinde la coscienza dall’inconscio, a ritrovare il connubio archetipico, che vede la donna quale elemento primario inscindibile dal mare: meravigliosa perla del dolore cosmico di un eden perduto, da vivificare.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Coffee on a solitary beach” di Giuliano Giuliani
La romantica Sehnsucht al femminile del Giuliani è la struggente nostalgia dell’unità perduta della donna alla natura. Il presente getta nella scissione della definizione, nell’assenza, nella mancanza e nella triste tensione del desiderio di completamento di un essere a distanza da se stesso, abbandonato all’eco seconda di un’origine, al sentimento cieco della verità negata. Eppure, l’artista solleva il dolore della solitudine nella sintesi, che corrisponde ancora il luogo femminile alla natura, nella sinestesia dei sensi, per la ricongiunzione della finitudine all’infinito, al fiorire dei confini materiali, per quell’anelito che trascende alla memoria immemoriale dell’eternità.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Salon Oriental” di Giuliano Giuliani
L’elemento circolare concentrico del Giuliani è un mandala, uno spazio sacro atto al sacrificio rituale, che raccoglie l’essenza della totalità unitaria: è l’oltre di sé, che unisce l’uomo al cosmo e contempla il divino. Il mezzogiorno solare è, in sinestesia, grembo di donna e cupola sacra per il ricongiungimento di segno e significato. È la visione universale, che reintegra l’ombra rimossa dell’inconscio nel picco igneo della solarità cosciente, che risolve ogni dualismo nel massimo istante del sapere, di un’apicale eternità.
Critica in semiotica estetica dell’Opera “Miss Shangai” di Giuliano Giuliani
Shangai significa letteralmente verso il mare, come il viso della donna del Giuliani è movimento pervaso di metamorfosi elementare. Questa profondità è custodita da volute di drago, simbolo della prova iniziatica dell’eroe per la conquista della principessa, come della conoscenza a fiorire dall’inconscio solvimento universale.