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Lia Fantoni

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Acqua” di Lia Fantoni

 

Contro la frammentazione del sapere, lo sguardo e la parola della Fantoni cercano una disoggettivazione,

si rivolgono ad una fenomenologia a ritroso, diretti ad un archetipo materiale dell’inconscio collettivo, l’acqua. Nell’intento di eliminazione di tutti i suffissi formali di questa bellezza, l’artista interroga un’immaginazione dinamica, meraviglia della volontà e radice della sua forza, lasciandosi ad una rêverie primitiva fondamentale, restituendo ai pensieri il loro corpo materiale acqueo e sognante. In un essere acquatico si muore costantemente, si supera la dimensione formale, sino alla sinestesia del supporto

di tutte le immagini: delle acque la maternità gestante, per l’arte del ritrovarsi.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il canto degli alberi luce” di Lia Fantoni

 

Il delicato respiro, panico e animistico, della Fantoni chiama la natura con nome umano e abita il suo corpo materiale, aprendolo alle metamorfosi energetiche del desiderio di trasfigurazione. Il colore è onda vibrazionale, emozione sulla pelle, letteralmente è movimento sanguigno di vita: nigredo è ombra di latenza, rubedo è volontà, citrinitas è rispecchiamento, albedo è estensione, totalità nel movimento della cessione generosa, per l’oltre estatico, per l’oro filosofale della conoscenza, nello spazio fra sé e altro da sé.

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