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presenta
Karin Monschauer
18 giugno 2022 ore 19,00
Corso della Repubblica,50 Canale Monterano di Roma

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La Galleria Accademica presenta Karin Monschauer

L’intreccio ordente dell’arazzo del vivere fra narrato e narrante

L’Accademia Internazionale di Significazione Poesia e Arte Contemporanea, in convenzione formativa con l’Università degli Studi di Roma Tre, accreditata dalla Regione Lazio, iscritta all’albo di Roma Capitale e del Comune di Canale Monterano, presidente fondatrice la prof.ssa Fulvia Minetti, vicepresidente il dott. Renato Rocchi, direttore artistico Antonino Bumbica, inaugura la mostra di Karin Monschauer alla Galleria Accademica d’Arte Contemporanea della Città d’Arte Canale Monterano di Roma in Corso della Repubblica n.50 il 18 giugno 2022 alle ore 19.00, aperta al pubblico fino al 2 luglio 2022 ore 10,30-12,30 con ingresso gratuito.

 

L’artista Karin Monschauer nasce a Lussemburgo nel 1960, segue una formazione matematica e attualmente vive a Muralto in Svizzera. L’opera artistica della Monschauer sviluppa con software di computer grafica mondi immaginifici di forme e di colori. La sua Arte Digitale crea astrazioni dalle infinite interpretazioni formali. La tecnica del ricamo ha sempre affascinato l’artista permettendole d’interiorizzare l’intreccio tra colori e forme. Questa metodologia, in arabo raqm, permette di creare un disegno di ornamento su un tessuto attraverso l’utilizzo di uno o più fili dalle cromie diverse. Grazie alla manualità appresa, l’artista idea attraverso programmi di art design, astrazioni ricche di evoluzioni geometriche connesse in gamme tonali, tra aree calde e fredde. Monschauer propone linguaggi visivi caratterizzati dalla pura fantasia, dall’esplicito rimando alla natura e dal rimando alle tessiture di abili maestri di tappeti medio orientali. La figura-sfondo che Monschauer muove all’immaginazione offre plurime interpretazioni figurali che vivono fluidamente e simultaneamente. Le realizzazioni digitali vengono stampate in seguito in alta definizione su tela, dando vita a universi fantastici dalla geometria astratta e fornendo visivamente all’osservatore una sensazione mai statica. Grazie alla psicologia della Gestalt, si determina una percezione di movimento indotto e di buona continuità. Vincitrice d’innumerevoli importanti concorsi internazionali, la sua arte solleva successo nel mondo, partecipa a decine di mostre ogni anno e popola libri e cataloghi. Attualmente le sue opere sono presenti permanentemente presso l’European Art Museum, Frederiksvaerk Danimarca, con un’opera e presso il Museo Le Bois Du Cazier, Charleroi Belgio, con quattro opere.

 

Gli intagli geometrici della policromatica arte digitale della Monschauer sono la ricerca insaziabile delle infinite possibilità della messa in forma della realtà, nella rappresentazione. Il fenomeno è maschera teatrale, è luce lunare e seconda, fenditura che tuttavia suggerisce e disvela nel movimento la verità, che appare, nella cinesi fuggevole e adamantina dell’istante, per subito svanire in nuove ricombinazioni di forma. Ogni figura sussegue in un continuo superamento, per imprimere al divenire inarrestabile del gioco cosmogonico il carattere dell’essere.

 

Le geometrie grafiche della Monschauer sono intagli di frequenze cromatiche luminose, giochi prospettici di scissione e ricomposizione inesauribile della materia visiva, movimento che armonizza le dimensioni opposte: quella scalena e imperfetta dell’istante e quella complessiva e ineffabile dell’eterno.

Così, la geometria del dovere del rettile nietzscheano, dalle squame scintillanti dei valori millenari, si rompe, a creare liberi valori nuovi, con l’innocenza e l’oblio del fanciullo che crea, con una ruota ruotante da sola, il nuovo inizio. È il gioco della creazione di un mondo che sia proprio.

 

Le multicromatiche scie pittoriche della Monschauer sono un dono inesauribile di apertura di nuove visioni emotive. L’arte non ‘spiega’: letteralmente non toglie le pieghe dell’esistere, tuttavia, è il movimento che lancia la polisemica inarrestabilità dello sguardo, per una sempre nuova e meravigliante presentazione. La ricchezza plurale della verità è nella magia della cauda pavonis: gli arcobaleni della ruota iridata che raccoglie infiniti i viaggi delle prospettive della conoscenza.

 

La freschezza primigenia della forma cromatica della Monschauer sottende il movimento segreto e originario del divenire della vita. L’acqua è ciò che abita ogni forma, la vita stessa della forma rinascente. L'acqua è una sostanza madre, il lago è ricetto grembale, luogo di accoglienza e di assorbimento, che rifonde, reintegra e risana. L'acqua è silenzio, materia pura, supporto materiale di morte dell’immobilismo della forma adusa, forza intima di purificazione essenziale, abbraccio di comprensione cosmica, luogo di rinascita, che anima il filiale corpo vivo e corrente della terra.

 

L’arte della Monschauer riflette sullo stato di astrazione della visione dell’uomo occidentale, lo stato di epoché fenomenologica, di sospensione dell’affermazione, di messa in parentesi del mondo naturale della vita agente, perché il mondo appaia un puro fenomeno di coscienza, un segno formale che rimanda ad un oggetto. L’uomo occidentale è lo “spettatore disinteressato” che sospende l’assenso, che traccia i segni significanti, in astrazione dallo sfondo quotidiano. È questa la riduzione eidetica dell’io trascendentale della scrittura che si pone al di sopra di un io empirico e naturale dell’azione di vita.

 

La Monschauer utilizza lo stesso linguaggio occidentale della scienza, della tecnica, dell’informatica, ma nel monito etico alla necessità dialettica del ritorno alla naturalità diveniente della vita relazionale della coscienza, che deve comunque e sempre rinascere da un processo di dinamicità empirica, che conservi il primo motore nella realtà del mondo, per scampare al pericolo latente di un monismo pregiudiziale della coscienza. Il frammento segnico cosciente è riportato così dall’arte della Monschauer nella sua relazione dialettica con l’alterità, nel movimento del divenire, che appronta ad una sintesi dinamica di sé ed altro, di sé e di mondo. Una visione metafisica presuppone sempre il mondo della vita (Lebenswelt husserliano), il luogo intuitivo, preriflessivo e precategoriale del movimento emotivo, perché una visione scientifica parte dall’uomo per arrivare all’uomo, nella consapevolezza del significato sempre nuovo e ulteriore della nostra presenza nel mondo. Allora la rappresentazione sta all’oggetto come l’esperienza emotiva sta al valore, fonte della verità del senso.

 

Il frammento geometrico della Monschauer è così etimologicamente una domanda (eine Frage) per la risposta originaria della continuità dinamica al tutto, il fenomeno è la nota levata di un’armonia universale. Il movimento è il momento intermedio di congiunzione, di superamento dell'opposizione tradizionale fra soggetto e oggetto.

 

La forma iscrive in un nome, nella luce e nel desiderio dell’oltre si fa rimando. È la messa in scena della figura segnica come ripetizione analogica in divenire, che rimanda all’oggetto della vita, come sua provenienza e come sua destinazione. L’ufficio della forma è l’analogia, la ripetizione: le forme ripetono le emozioni, facendole accadere nel segno duale della rappresentazione conoscitiva. L’azione vissuta ha in quella rappresentata il suo doppio, il suo analogon, la sua metafora.

 

Al principio l’azione è vissuta, non rappresentata, ma il presente è sempre figura in transito, riconoscimento di un insieme in divenire di schemi operativi mimetici, perché la vita eterna accade in figure ripetute. La ripetizione è forma dell’apparire e del riapparire e la sostanza è all’uomo un luogo di variazioni infinite come fugaci ali di farfalla, come fiorenti fragilità, come fulgenti maschere edili a sorridere gli stessi spazi intimi, come corsa sfrenata al punto di fuga, come foglie in autunno caduche, come eco iridata di ciò che non è ancora e insieme non già più.

 

La vita si iscrive nel teatro trascendentale della metafisica del sapere, che ne è esibizione figurata, forma. L’evento della ripetizione è il ritmo di un ritorno. L’uno è nel due, ma sempre come due, l’uno puro non è mai dato, se non nell’infinità della kìnesis, del movimento inarrestabile delle forme a ripetere l’origine di un evento primordiale indeclinabile di totalità, di continuità, d’indistinzione, che svolge e dispiega in un nuovo ordine. L’evento della ripetizione è luogo di transito, soglia di una tensione retroflessa ed anteflessa in cui la forma è nuova occasione dell’origine. La forma è mythos, racconto cosmogonico, cinestesia di suono, di visione, di odore, di percezione della pelle, di sapore. L’essere umano si racconta e racconta il mondo, in una sempre nuova ricomposizione di frammenti della visione unitaria impossibile della verità.

 

Ogni uomo è nodo dell’arazzo in divenire, un intreccio del tappeto universale di forma e di parola: ognuno è il riflesso di una storia di sé e di mondo, che ritesse tutto il tappeto del vivere dal suo proprio punto di vista. In verità errante, il tappeto identitario è sempre aperto alla possibilità ricoeuriana mutuale di raccontare ed essere riraccontato nell’intreccio ordente dell’altro.

 

Presidente Fondatrice

Prof.ssa Fulvia Minetti

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