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Paola Ermini

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Insieme” di Paola Ermini

La dialettica fra profilazione delineante e solvimento in appartenenza allo sfondo emotivo ed ambientale della Ermini svela il processo duale e chiasmatico di costituzione dell’uomo, nell’altro a trovare la chiave del movimento del divenire dell’essere. La sintonia sinfonica dell’insieme mutualmente relativo procede da una condizione primigenia stessa, unica e simultanea di congiunzione sintetica degli elementi opposti d’acqua e di fuoco, poiché solo dall’eros dell’indistinzione nasce l’iter di conoscenza.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il perché delle cose” di Paola Ermini

La sovrapposizione grafica incisoria sul sostrato dipinto della Ermini rappresenta le cose che all’uomo si danno sempre nella parvenza segnica e il segno è forma, ripetizione analogica in divenire, che rinvia all’oggetto della vita. Il perché delle cose è il movimento causale di provenienza, finale di destinazione, consecutivo di collegamento e concessivo di dono, che l’artista stila pittoricamente nella dialettica duale degli opposti di luce e d’ombra, all’uomo inconoscibile in superna sintesi, se non in movimento.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Specchio in tempesta” di Paola Ermini

L’impeto cromatico della Ermini, a voler uscire dalla dimensione seconda del riflesso specchiato, è sintesi dei quattro elementi della natura, dalla nigredo della terra, alla soluzione dell’acqua, alla distillazione del fuoco, alla sublimazione dell’aria, per la liberazione della quintessenza alchemica, che trasmuta la materia in conoscenza, in nuova luce prima, dopo la tempesta. Le stagioni umorali del corpo sono in risonanza con la cosmogonia universale, ove la coagulazione e la soluzione corrispondono al ritmo vitale d’inspirazione ed espirazione, di nascita e di morte, per scansione intima del ritmo di verità.

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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Focus di un campo all'alba” di Paola Ermini

Tutto interiore è il vissuto panico della Ermini, che lascia sorgere e spandersi la radialità cromatica di un sentimento primo. La veduta dei campi è una consustanziazione alla continuità della pelle dell’uomo alla pelle del mondo, che alchemicamente serba l’istante, trasmutato nella sua eternità. L’arte è allo sguardo dedalico, che esorcizza la finitudine nella visione superna, al volo del desiderio unitario, per la rinascita universale dell’armonia.

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