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Paolo Graziani

Paolo Graziani, Ed è subito sera.JPG

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ed è subito sera” di Paolo Graziani

 

Il segno materico del Graziani in sinestesia tattile solleva, rivolge, quasi fosse una risposta al lampo celeste in un lampo terreno, un lampo epidermico e transeunte, che subitaneamente e profondamente rivela l’intensità trascendente degli umani sentire. È la resilienza dell’uomo, che letteralmente resiste e supera il nichilismo del non senso, di ciò che non comprende con coscienza. È l’uomo che rilancia un proprio senso e valore del vivere, che non solva con la notte, con la morte.

Paolo Graziani, Il posto più bello ove vorrei essere dentro il tuo cuore.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il posto più bello ove vorrei essere dentro il tuo cuore” di Paolo Graziani

 

I luoghi elementari di terra, acqua, aria e fuoco sposa il luogo affettivo del Graziani. L’artista presentifica il ricetto del cuore, parete senza pareti, nella dimensione archetipica del movimento roteante, quale apice della sinestesia musicale del sentimento armonico di continuità all’alterità. È volteggio di danza, è vortice di coinvolgimento, è vertigine di meraviglia, che trascende l’immanenza.

Paolo Graziani, Tappeto.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Tappeto” di Paolo Graziani

 

La profondità cromatica del Graziani ascolta la trama e l’ordito della relazione del singolo alla collettività. Ogni uomo è intreccio del tappeto universale, ognuno è il riflesso di una storia di sé e di mondo, che ritesse tutto il tappeto del vivere dal suo proprio e unico punto di vista. Il tappeto identitario è tuttavia sempre aperto alla ricoeuriana possibilità mutuale di raccontare ed essere raccontato dall’arte di vivere.

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