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Pippo Failla

Pippo Failla, Violinista.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Violinista” di Pippo Failla

 

Le apparizioni scultoree immaginifiche del Failla, concepite dalla carta e dal lapis, crescono forti nel ferro, meravigliando della loro intrinseca leggerezza musicale. Appartenenza siciliana e universalità sapienziale si sposano nel simbolismo archetipico che popola le creazioni e ad esse dona un’infinità di possibile ulteriore, che supera la realtà e l’accresce dell’immaginazione profonda, a mescere l’uomo all’animale e alla maternità della natura, il cui seno colma e vince ogni mancanza. Il segreto profondo dell’arte del Failla è la libertà assoluta, che vince ogni forma di potere temporale e transitorio: è la libertà di essere costitutiva essenza del tutto, armonia di un unico respiro. Allora il singolo, imprevisto stupore, che si erge di un tono tutto panico e viscerale, è corda sonora, suono di minugia dello strumento della vita: nota d’infinito che non muore.

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