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Romeo Mesisca

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Alla finestra” di Romeo Mesisca

 

I contorni del Mesisca, come abili movimenti veloci dell’idea, giocano e raccolgono i contrasti emotivi dei colori primari e complementari e le opposizioni della materia, nodosa, concreta e grave, che appare, in resistenza e bilanciamento, quasi prigionia dello slancio igneo, obliquo e analogico del pensiero, pur essendone la radice vitale, l’origine, la condizione stessa. Alla finestra degli occhi l’identità è contraddizione e fuga nel rimando: è impronta e segno di un rimasto ontico d’acqua, d’aria, di terra e di fuoco, al transito repentino della forma e luogo transizionale del figurare, dell’esser figurato, del rifigurarsi al volere, mai pienamente libero, mai pago.

Critica in semiotica estetica dell’Opera “Senza titolo” di Romeo Mesisca

 

Il segno grafico del Mesisca è deciso, marcato, profondo, a rilevare la plasticità e la presenza della forma

e a caricare l’apnea emotiva con la massima tensione tonica della materia corporea. L’artista crea così l’opposizione implosa fra l’impeto della volontà e la gravezza legata della stasi del movimento negato,

in esso stesso, per causa sostanziale del corpo e della sua mancanza ad essere. E tanto è chiusa la morsa dell’autoafferramento dell’arto medesimo, tanto il respiro si libera agonico nell’emozione profonda ed esternata del contesto pittorico e cromatico, di volontà, di scelta, di affezione. È la ricerca, attraverso la soglia dell’arte, del superamento della finzione rappresentativa al supporto e all’oltre della verità e del senso, che sono dati all’uomo solo in qualità di prospetto e di aperta direzione.

Romeo Mesisca, La pittura (Allegoria).jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “La pittura (Allegoria)” di Romeo Mesisca

 

Le allegorie del Mesisca rappresentano segretamente il viaggio di genesi della conoscenza pittorica, che principia dalla discesa iniziatica al chasma ctonio di Ecate, a perdere il principio individuationis, in un vissuto anonimo e plurale. Il rito iniziatico passa per il luogo di vita diretta e irriflessa dell’estasi dell’indistinzione, in qualità di matrice a fondamento della rinascita attiva alla poiesis, per trasformazione dell’eros in filosofia. La pittura allora è trasmutazione vitale, sintesi di Ecate e di Afrodite, poiché senza il sacrificio della morte, non c’è la trasfigurazione primaverile della rinascita. Così l’abito lunare, del significato usuale e pubblico, diviene, a rinominare la figura pittorica in transito di verità.

Romeo Mesisca, La vendetta di Cupido su Apollo e Dafne.jpg

Critica in semiotica estetica dell’Opera “La vendetta di Cupido su Apollo e Dafne” di Romeo Mesisca

 

L’opera del Mesisca ritrae Apollo nel sogno tormentato e procrastinante di Dafne, mutata in pianta d’alloro. È la metafora dell’artista che, innamorato dell’oggetto del desiderio artistico è condannato al rimando, al differimento, alla sublimazione del suo amore impossibile ed eterno nella cinta vittoria sapienziale.

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